Faido 12.45- appena scendo dal treno vengo travolto da una leggere brezza proveniente da nord, dal Passo del Gottardo che i corridori dovranno affrontare, il cielo è grigio, all’orizzonte si vedono nuvole nere che avvolgono le vette delle montagne circostanti e non promettono nulla di buono. Le strade del paese sono deserte, ci sono solo dei volontari e degli addetti alla sicurezza che vigilano agli incroci. Imbocco a piedi la strade per Carì, più di 12 chilometri di salita, il mio obiettivo non è andare fino a lassù ma a Primadengo. Inizio a salire, la strada è chiusa al traffico, si può salire a piedi, in bici o con una navetta che porta direttamente al traguardo. Qualche coraggioso decide di salire in bicicletta anche se fa freschino e inizia a piovere.
Lungo la salita ci sono diverse biciclette variopinte, scritte di incitament0 ai corridori e bandiere svizzere non tanto per il Tour de Suisse ma soprattutto per la nazionale Svizzera di calcio che, nel tardo pomeriggio, giocherà con la Romania.
Dopo quattro chilometri impegnativi di salita giungo a Primadengo, un piccolo paesino sopra Faido. Mi posiziono sulla curva ampia subito dopo il paese e aspetto l’arrivo dei corridori anche se mancano ancora tre ore. Il tempo passa, la pioggia va e viene, la gente in bici continua a salire mentre a piedi non sale quasi nessuno, le navette sono sempre più numerose e piene, anche gli abitanti di Primadengo escono di casa per assistere alla corsa. Verso le 16:00 arriva la carovana pubblicitaria che vivacizza un po’ l’ambiente distribuendo i soliti gadget.
Poi torna a regnare il silenzio, torna a piovere e sporadicamente sale qualcuno in bici infreddolito che si ferma poco più avanti dove c’è un punto “ristoro”.
Verso le cinque finalmente arrivano i corridori, davanti ci sono Anacona e Berhane, qualche metro più dietro Atapuma e Wellens. Poi passano altri corridori alla spicciolata, stravolti e infreddoliti prima del passaggio del gruppo tirato dal Team Sky con David Lopez e Vasil Kyryienka.
Il gruppo dei migliori è ancora folto, anche se ancora per poco perché al traguardo di Carì mancano ancora gli otto chilometri più impegnativi della salita.
Con qualche minuto di ritardo dai migliori arriva Peter Sagan, leader della corsa, in compagnia di Jan Hirt. Un fatto curioso è che Sagan non ha compagni di squadra vicino, ha ancora due borracce e ne ha altrettante sulla schiena infilate nella maglia. Inizio a scendere verso il centro del paese, sporadicamente sale qualche corridore poi per diversi minuti non passa più nessuno.
A un certo punto da una curva spunta un gruppo numeroso seguito da un altro ancor più numeroso, i corridori si alimentano, bevono e si tolgono le mantelline dopo aver già percorso ben quattro chilometri di salita.
Mi incammino verso Faido e dopo diversi minuti in cui sono passate solo moto della Polizia e nessun corridore è transitato, ecco arrivare l’ultimo gruppetto di corridori con in ultima posizione Davide Cimolai ancora molto bardato. Dopo il passaggio della corsa i pochi tifosi che c’erano nella prima parte della salita si sono collegati con la televisione svizzera o con la radio per seguire le fasi finali, la vittoria di tappa è andata al puma colombiano Arwin Atapuma.
Dopo il passaggio del “fine-corsa”, mi dirigo verso la stazione ferroviaria di Faido per fare rientro a casa. E’ stata una gran bella giornata.
Ci rivediamo a Davos per le due tappe conclusive del Tour de Suisse.
articolo di Pietro Fasola da Primadengo (15.06.2016)